
Il Giubileo, il carcere ed i gesti di clemenza
Avv. Marcello Capasso
Nell’ambito dell’Anno giubilare, anno di grazia e di perdono, sarebbe auspicabile che tutti i governi del mondo, ed in particolare quello della nostra Italia, si interroghino sulla possibilità di prevedere nei prossimi mesi un iter legislativo per l’indulto ovvero per l’amnistia.
Sappiamo bene che i reati offendono la vita ed il patrimonio delle persone; è vero che la vittima va risarcita, ma è pur vero che il pilastro fondamentale della nostra società rimane l’articolo 27 della Costituzione. In esso è prevista la rieducazione del condannato, una rieducazione che è sicuramente difficile da garantire se guardiamo allo stato delle nostre carceri in cui si verificano ogni anno tanti suicidi sia dei detenuti sia degli agenti di polizia penitenziaria.
Un gesto di clemenza nell’anno del Giubileo è opportuno, se non addirittura necessario, in considerazione anche del sovraffollamento degli istituti detentivi.
Non c’è nessuna possibilità di rieducare una persona che, spesso in attesa di una condanna definitiva, vive per mesi, direi anni in pochi più di 2 m².
Papa Francesco, nel solco del Magistero della Chiesa cattolica e dei pontefici che lo hanno preceduto, non smette di manifestare un’attenzione grande per i detenuti.
Non è un caso se nella bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit”, il Santo Padre ha tra l’altro evidenziato che “In ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento”.
E noi cristiani che seguiamo Gesù, sempre attento alla dignità di ogni persona che cosa stiamo facendo in quest’anno giubilare in favore dei detenuti?
Continuiamo a vivere nei nostri ambienti ovattati e lontani dalle reali problematiche sociali?
Aspettiamo sempre dall’alto un segno miracoloso prima di intervenire nel dibattito pubblico sui gesti di clemenza?
Sarebbe auspicabile che i cristiani e tutte le associazioni ecclesiali si adoperino per migliorare la situazione delle carceri.