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Ballando con San Vito: tradizioni in musica a Eboli

EBOLI – Ballando con San Vito, per mettere in moto la memoria religiosa e dare linfa alle tradizioni locali. Fervono in questi giorni, nel mentre la devozione lega sguardo e cuore al martire patrono dei danzatori, i preparativi della seconda edizione del “Festival del Mediterraneo”. Atteso per venerdì 15 giugno, ore 21, in Piazza della Repubblica, “Il Ballo di San Vito”, evento ebolitano per eccellenza che, in forma di festival, offre giusta eco alla gioia per la festa patronale, col nobile fine, sapientemente associato, di riscoprire e valorizzare la musica tradizionale campana. Il tutto è curato ad arte, senza scadere in provincialismi di cortile, all’insegna della contaminazione folcloristica che non smette di fondere i linguaggi musicali provenienti dal bacino del Mediterraneo. Nulla d’improvvisato; nulla di ristretto a quanto pare – tra palazzotto e parrocchietta – che sappia d’esclusivo ed escludente. Del resto, il direttore artistico è Eugenio Bennato.
È in questo modo – aprendosi al più ampio panorama della sonorità sperimentata in ambito meridionale – che la devozione a San Vito può probabilmente declinare diversi temi sociali e culturali, grazie all’intervento di artisti, musici e cultori d’arte. Una corona di concerti può suggerire Basti ricordare che sul palco si esibiranno gruppi vari d’espressione derivata da vari contesti territoriali. Ci saranno i “Discede”, con musica e canti della Costa d’Amalfi; i “Musici e Cantatori di Carpino”: dalla provincia di Foggia, giunge nella Piana del Sele la nota “Tarantella del Gargano”; i “Fanfara Station” con looping dal vivo che fonde ed amplifica i ritmi ed i canti del Maghreb. E ancora: “Le Voci del Sud” con Eugenio Bennato e Erasmo Petringa in un concerto inedito dedicato ai popoli e alle culture del Mediterraneo. Infine, la ‘tammurriata’ vesuviana rivisitata e proposta da Marcello Colasurdo e da “La Paranza”. A presentare ci sarà Maria Rosaria Sica.
Eboli è riscoperta, in questo caso, come “terra di mezzo”, crocevia di popoli e civiltà che hanno nel tempo coagulato espressioni per lo più intrise di un sentire d’ascendenza cristiana. Oltretutto, è nel territorio ebolitano l’antica chiesa di San Vito al Sele costruita, secondo la tradizione cristiana, nel luogo – presso il fiume – che conserva le spoglie mortali di San Vito, martorizzato a Roma sotto Diocleziano.
Un mix, dunque, di appuntamenti di genere vario, tra incontri e seminari, briefing didattico-divulgativi, performance e spettacoli, passando per la mostra delle produzioni agroalimentari e florovivaistiche locali, esemplate nela fiera “Fiori e Sapori di San Vito”, allestita nel solco della tradizionale “Sagra di San Vito” che in passato, quando ricorreva la festa patronale, era l’occasione per presentare nel centro cittadino di Eboli le primizie di stagione provenienti dalla Piana del Sele.
Un’iniziativa, quella riproposta con audacia in quest’audace esordio d’estate, che riesce a calamitare personalità di rilievo del panorama culturale italiano. Si pensi che l’anno scorso, nella prima edizione, sono intervenuti, tra cui l’antropologo Paolo Apolito (Università degli Studi Roma Tre); Ginella Vocca (direttrice “MedFilm Festival”); il giornalista Antonio Manzo (direttore “La Città”); Antonio Limone (direttore “Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno”); Valerio Calabrese (direttore del “Museo Vivente della Dieta Mediterranea”) e lo scrittore enogastronomico Luciano Pignataro. (g. f.)

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