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I migranti e il Mediterraneo: un incontro formativo, tra denuncia e speranza


SALERNO – Un tempo univa i popoli; oggi sembra dividerli. È il Mar Mediterraneo. Non è colpa delle onde, ma delle sponde. È colpa di chi le abita, di chi si ritrae dalla riva e non guarda a ciò che si consuma a largo. In fondo, spingendo la vista più in là, ci s’accorge che, tra quelle onde, ci sono solo e soltanto uomini. Bisogna che qualcuno veda, qualcuno se ne accorga. Se ne parla mercoledì 13 marzo nel Rione Petrosino, presso i Missionari Saveriani. 

Appuntamento alle ore 19.30 a Salerno. L’incontro formativo “Uomini nel Mediterraneo” è organizzato dalla famiglia saveriana, dagli uffici diocesani “Migrantes” e Missionario, in collaborazione con l’associazione “Trumoon”. 

A intavolare il tema è il co-fondatore di “Mediterranea”, Erasmo Palazzotto. La nave “Mediterranea” è la sentinella del mare, in missione perenne tra le onde per monitorare e denunciare le drammatiche vicende dei migranti. È cronaca quotidiana: migliaia di uomini e donne, con i loro bambini, rischiano la vita attraversando il Mediterraneo. Vivono e muoiono nel silenzio, subendo la noncuranza e la latitanza nei soccorsi. E vale la pena di tornare a osservare che regna, sul tragico silenzio in cui affondano i morti, la complice indifferenza dei governi europei. 

Una serata del tutto singolare: si parte – com’è giusto – dalle parole di Papa Francesco, per fare appello a tutti gli uomini, al di là della confessione religiosa. Si guarda al cuore delle persone di buona volontà. L’intento – che è speranza nel profondo – è dare vita un’ecologia umana, che ridia centralità alla dignità dell’uomo. Inoltre, saranno in collegamento con il Centro saveriano di Salerno sia Marco Rizzo che Lelio Bonaccorso, autori del romanzo per immagini “Salvezza” (Feltrinelli. Daranno conto dell’esperienza vissuta a bordo dell’Aquarius, la nave di soccorso migranti di “SOS Mediterranée”. Non cessa, anche grazie ad iniziative come queste, l’invito a “restare umani” nel persistere delle stragi che insanguinano il mare che ha cullato la nostra civiltà. (g. f.)

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