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Ritratto del lecchino nel XXI secolo: il nuovo libro di Antimo Cesaro

EBOLI – Ruffiano, incensatore, lodatore, lusingatore, tirapiedi, esaltatore, piaggiatore. È il leccapiedi o semplicemente il cosiddetto “lecchino”. Il dizionario Treccani lo descrive come “adulatore servile”. Il Rapisardi, per stigmatizzare il Carducci ch’aveva dedicato un’ode alla regina Margherita, disse che il poeta di Pietrasanta era “di gonne regali umil lecchino”. È questo, insomma, il soggetto del nuovo libro di Antimo Cesaro che sarà presentato martedì 25 giugno. Il titolo “Breve trattato sul lecchino” è altisonante, ma esprime con divertita prosopopea l’intento di definire in modo sistematico tratti identitari e modalità espressive di una figura sociale del tutto singolare. 

Appuntamento alle ore 18.30 presso la Biblioteca Comunale “Simone Augelluzzi” nel centro storico ebolitano. Dopo i saluti del Sindaco Massimo Cariello, dialogheranno con l’autore Gabriele Capone, direttore della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, e la giornalista Mariapia Mercurio.

Edito da “La Nave di Teseo”, l’opera è una vera provocazione. Nel titolo, del resto, non si fa uso di mezzi termini. Quella del lecchino non è figura amata, perlopiù è denigrata. Per il Cesaro il lecchino è “sintesi sublime di disposizione e arte, di natura e cultura, di attitudine e abilità, di genio e capacità organizzativa, dotato di una fondamentale virtù: la pazienza”. Un ritratto a dir poco impietoso. Già membro del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali, deputato e sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Antimo Cesaro è docente di Scienza e filosofia politica e di Teoria del linguaggio politico presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Ha al suo attivo vari saggi sul pensiero politico e la filosofia delle scienze sociali, tra cui si ricordano “Lingua gladio et pecunia” (2011), “La politica come scienza” (2013), “Arcana tabula” (2016), “Il sovrano demiurgo” (2018). (g. f.)

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