Con Alessandro Borghi il caso Cucchi al GFF 2019: “Stefano è nostro fratello.”
GIFFONI VALLE PIANA – Lo abbiamo visto nel film “Sulla mia pelle”, in cui interpreta Stefano Cucchi, recentissimo ed efficace esempio di cinema civile. Un’interpretazione che nel marzo scorso gli è valso il David di Donatello come miglior attore protagonista. È Alessandro Borghi, il cui volto associamo senza troppo pensarci al film “Suburra” di Sollima e alla successiva serie TV prodotta da Netflix: lo ricordiamo nei panni di Numero 8. Si concede un salto – di fretta – nella Cittadella picentina. Ha da poco concluso a Londra le riprese di “Diavoli”, la nuova serie Sky e Lux diretta da Nick Hurran. Al Giffoni Experience 2019 viene per incontrare i giffoniers, esponendosi alle raffiche di interviste di una stampa molto curiosa.
E quello che appare in Sala Conferenze è un Borghi impegnato, che non ama tuttavia prendersi troppo sul serio, alle prese con ruoli importanti che definiscono un approccio complesso alla realtà contemporanea, complice lo strumento cinematografico e le sue imprevedibili mediazioni. Il fatto è che Borghi va collezionando successi l’uno dopo l’altro.
Si pensi che nel 2017 ha rappresentato il cinema italiano al Festival di Berlino, vero trampolino di lancio nel panorama internazionale. Risponde ai giornalisti, tratteggiando la ‘filosofia’ del suo lavoro: concedersi alla realtà con la fiducia che soltanto la libertà rigeneratrice del cinema può aiutare a comprendere, dal di dentro.
Ma un po’ di gossip non guasta: si dice in giro che interpreterà il capitano Totti in un film in omaggio alla carriera del bravo calciatore, ma Borghi taglia corto: “Non ci tengo affatto, non è vero che Totti desideri di essere celebrato in un film e, francamente, non ci tengo io a interpretarlo.”
Borghi risponde con disinvoltura, tenendo un ritmo stringato, alle domande dei giornalisti.
E non si smarrisce in sofisticherie narcisistiche, tutt’altro. Ad esempio, come si cala nei ruoli? Come sceglie un film? È semplice: “Non preparo i film, non studio il personaggio per molto tempo. Perché? Non ho il tempo di starci sopra troppi giorni. Mi fido estremamente di me stesso, del mio fiuto. Mi leggo sì il film, leggo delle cose e mi attengo a quello che da subito emerge dalla lettura. È questione d’istinto. Oltretutto, non ho fatto studi accademici, ho una carriera privata alle spalle, tra provini e servite al bar come cameriere. In questo lavoro, più pensi e più sbagli.” Eppure, le sue interpretazioni rivelano una capacità d’immedesimazione che, al contrario, tradisce un’intesa con il soggetto scelto ed esige una pensosità influente nell’approccio al singolo personaggio.
Non poteva mancare un passaggio sul toccante film “Sulla mia pelle” (2018), per la regia di Alessio Cremonini, film che ha aperto la sezione “Orizzonti” alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un lavoro difficile, che Borghi racconta con fierezza, avvertendone tutta la responsabilità. E afferma: “Credo che il film, a differenza di quanto sembri, non abbia velleità politica. È stato girato con il maggior rigore tecnico possibile, senza nessuna intenzione di dare svolta al processo giudiziario in corso. La componente emotiva è venuta da sé, girando le scene. Il cinema ha un potere eccezionale, quello di restituirti in un secondo la verità che cerchi da tempo, con un’empatia innescata in maniera immediata tra l’attore e il personaggio. Ecco, nel girare il film, nell’entrare in questo caso, tutti noi abbiamo riconosciuto Stefano come nostro fratello, come nostro amico.” E precisa: “L’avvocato della famiglia Cucchi mi ha confidato che ha molto apprezzato il film, il che è una cosa molto bella: si è riusciti a restituire dignità umana al caso di Stefano.” E l’attore, che appare tutto preso dalla vicenda, restituisce il film alla sua originaria intenzione: “Lo ripeto: non è un film politico, è un film sulla natura umana.” Un’umanità che Borghi ama esplorare proprio attraverso lo strumento cinematografico, lui che, nel recitare, si ritrova alla ricerca della verità. Confessa, infatti, che vorrebbe calarsi anche nei panni di Giulio Regeni: “Quella di Giulio è un’altra importante storia da raccontare. Mi piacerebbe approfondire la vicenda di questo giovane italiano di cui andare fieri. So però che c’è di mezzo la diplomazia internazionale. E rispetto soprattutto la volontà della famiglia di non voler fare film su un caso ancora tutto da analizzare e comprendere.”
Che cosa sta preparando dunque Borghi? Una piccola confidenza – e mica tanto! – sulle sue prossime mosse: “Sto leggendo molti altri progetti, sto lavorando alla terza stagione di ‘Suburra’ ed in cantiere c’è la seconda di ‘Diavoli’. Poi, se permettete, vorrei andare in vacanza.” (g.f.)