La violenza di genere al tempo del Coronavirus
In queste settimane siamo abituati a sentire, al punto di averlo fatto nostro, il monito di rimanere a casa al fine di contrastare, in maniera efficace e decisiva, il propagarsi del virus Covid-19.
Tutti noi, chiamati al rispetto delle indicazioni promanate dal Governo e divenute man mano sempre più restrittive, abbiamo necessariamente “rimodulato” le nostre abitudini quotidiane, costretti ad un allontanamento da tutte quelle che fino a poco tempo fa sembravano nostre priorità ed esigenze irrinunciabili. Ed ecco che il tempo che ci troviamo a vivere ci consente così, pur con qualche disagio, di riscoprire la bellezza dello stare insieme in famiglia, del condividere momenti e spazi, nel tepore delle nostre mura domestiche. Tuttavia, l’emergenza sanitaria che ci ha costretti in casa, perché luogo ritenuto sicuro per le nostre famiglie, non ha fatto i conti con l’amara e dura realtà di violenza con cui molte donne e bambini devono fare i conti in questo periodo. Ebbene sì, l’agio, il conforto e la tutela che molti di noi sperimentano in questi giorni diventano per loro una prigione alla quale è impossibile sottrarsi. Tantissime donne e bambini si vedono, infatti, costrette a vivere a stretto contatto con i loro maltrattanti, subendo in ogni momento violenze fisiche, psichiche, soprusi, offese e minacce, senza la possibilità di poter chiedere aiuto perché costantemente controllate. Nonostante la chiusura dei centri antiviolenza sul territorio nazionale, in ossequio ai dettami governativi, non si è mai fermato il lavoro di tante operatrici e volontarie che, attraverso l’ausilio di psicologhe e avvocate esperte, continuano incessantemente a dare il loro sostegno rispondendo ai numeri verdi attivi 24 ore su 24. Ma soltanto questo purtroppo non può bastare. E’ giunto il momento che tutte le Istituzioni coinvolte nella rete di sostegno alle donne e bambini vittime di violenza di genere facciano la loro parte in maniera concreta. E’ giunto il momento che l’impegno delle Forze dell’Ordine e della Magistratura sia volto, oggi ancora di più, all’applicazione rigorosa di tutte le norme vigenti a difesa delle donne e dei bambini, attraverso il ricorso all’allontanamento urgente dalla casa familiare del maltrattante (e non delle vittime!), attraverso l’arresto in flagranza e all’applicazione di misure cautelari urgenti già previste nel nostro ordinamento e sempre invocate anche a livello internazionale, predisponendo la “fuga” della donna e dei bambini dalla propria abitazione soltanto in via del tutto residuale. Si avverte la necessità, in questa situazione emergenziale, dell’attuazione di modalità alternative di segnalazione di situazioni di violenza, attraverso ad esempio il più rapido invio di messaggi al numero di emergenza nazionale 1522, in modo da consentire alle vittime un’immediata segnalazione senza correre il rischio di essere scoperta dal proprio compagno violento, come pure prevedere la possibilità di inoltrare denunce-querele con l’intervento del proprio difensore attraverso un canale telematico. Si rendono necessari concreti interventi, perché per le donne e i bambini vittime di violenza la propria casa sicuramente protegge dal contagio, ma NON DALLA VIOLENZA! (Avv.ta Maria Garofano)