Borsellino e Falcone: le loro idee camminano sulle nostre gambe
Paolo Borsellino ucciso dopo Giovanni Falcone. Fu ucciso perché era un baluardo contro la mafia, la peggiore organizzazione criminale della storia. Dopo la morte di Falcone, Borsellino aveva la certezza che anch’egli sarebbe stato assassinato. Insieme all’amico Falcone tante volte avevano pensato a quel tragico momento; avevano anche giocato sulla loro probabile uccisione, ma avevano deciso di essere intransigenti, di andare fino in fondo, di non giungere mai a compromessi con la mafia.
Per ‘eliminare’ i due eroi nazionali – uomini onesti che combattevano la criminalità senza se e senza ma, con nemici che dovevano essere amici – la cupola mafiosa si radunò più volte ed effettuò numerosi sopralluoghi; fece arrivare a Palermo tantissimo tritolo e corruppe molte persone.
Dal canto loro, i due giudici non potevano contare neppure sul pieno appoggio delle istituzioni, perché tra quelle c’erano dei traditori che servivano la mafia, avvisandola di inchieste in corso, operando un’attività diffamatoria contro i magistrati e contro coloro che lottavano per una società migliore.
Borsellino e Falcone furono bravi, perché misero in piedi processi con impianti accusatori fondati su prove evidenti, colpirono i patrimoni immobiliari e mobiliari dei criminali, liberarono tanti quartieri e città dalle infiltrazioni mafiose.
Le stragi crearono un clima di immensa paura nel nostro Paese; molti temevano per la sua effettiva tenuta democratica, ma a tutto c’è un limite: anche il male può avere delle battute di arresto. E, infatti, se nel 1992 furono uccisi due cittadini indefessamente impegnati per il bene comune, oggi possiamo constatare che le loro idee hanno continuato a vivere. Proprio come diceva Falcone: “gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.” (Marcello Capasso, coordinatore CS)