Cattolici, politica e transizione ecologica. Da Taranto a Salerno, Caiazzo: “Ora un cantiere permanente per lo sviluppo.”
Calato il sipario sulla 49° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, celebrata a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, restano accesi i riflettori sugli scenari diocesani per continuare a coniugare il diritto alla salute, la cura dell’ambiente e la qualità della vita nei contesti ordinari dell’esistenza, mettendo mano alle ‘buone prassi’ presentate durante l’evento jonico, per diffonderle ed articolarle nei territori locali.
Per tenere aperto il dibattito, confidando nella possibilità di tradurre i propositi in progetti e, a sua volta, i progetti in realtà di sviluppo locale, il laboratorio “Coscienza Sociale” in collaborazione con il Movimento Lavoratori di AC diocesano propone un’intervista rilasciata dall’Ing. Gioia Caiazzo, delegata diocesana alle giornate tarantine, già Presidente diocesano di Azione Cattolica e membro dell’Equipe diocesana del MLAC.
Quali idee o proposte concrete, applicabili al nostro territorio, sono emerse a Taranto?
La 49ª edizione della settimana sociale dei cattolici italiani, si è svolta a Taranto dal 21 al 24 ottobre, scelta proprio come città simbolo a causa dei gravi problemi dovuti all’Ilva ed è stato un grande momento scandito da riflessioni, dialoghi, proposte tra vescovi, religiosi, laici, rappresentanti di istituzioni, politica e cultura, sul tema “Il pianeta che speriamo”.Le conclusioni affidate a S.E. Mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto, ci hanno indicato quali sono i progetti da mettere in campo subito. Mi piace rievocarle qui di seguito.
Creazione di comunità energetiche – Uno dei punti di forza della transizione ecologica è rappresentato dalla produzione di energia da fonti rinnovabili. Si deve necessariamente andare verso la realizzazione di “comunità energetiche” attraverso le quali gruppi di cittadini o di imprese diventano produttori di energia con l’obiettivo, in primo luogo, di soddisfare il proprio fabbisogno azzerando i costi in bolletta e, successivamente, di vendere in rete le eccedenze. Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile le “comunità energetiche” diventano anche uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case-famiglia, comunità-famiglia e comunità locali come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori.
La finanza responsabile – Nella “Laudato si’” Papa Francesco parla di uscire progressivamente dalle fonti fossili. Le nostre diocesi e parrocchie devono essere “carbon free” nelle loro scelte di gestione del risparmio, scegliendo aziende che siano leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale.
Il consumo responsabile – Rispetto al tema dello sfruttamento del lavoro e del caporalato dobbiamo porci in maniera responsabile e propositiva, con la consapevolezza che il cambiamento possiamo realizzarlo noi stessi dal basso. Una delle proposte emerse da Taranto è che i nostri acquisti possono e devono essere orientati, prioritariamente, verso quelle aziende che hanno costruito filiere “caporalato free”, che offrono prodotti agricoli liberi da sfruttamento e con elevati standard sociali ed ambientali.
Un altro esempio di impegno concreto da parte delle nostre comunità è di chiedere alle amministrazioni locali che non mettano nelle mense delle nostre scuole prodotti che non siano “caporalato free”.
A Taranto sono emerse tante buone pratiche con le quali tante associazioni, cittadini, parrocchie ricercano il bene comune ovvero operano per la rigenerazione delle comunità. È a conoscenza di realtà che a Salerno già operano o lavorano per il bene comune in modo disinteressato e gratuito?
Taranto ha mostrato che non siamo all’anno zero ma ci sono tante buone pratiche che mostrano un nuovo modello di sviluppo. Dobbiamo adesso trasformare le nostre parole, le nostre riflessioni, tutto quello che abbiamo visto e udito a Taranto in un cantiere permanente. Come ci ha ricordato Mons. Santoro, ora dobbiamo dare un contributo concreto, essere noi stessi una risposta e lo possiamo fare attraverso la creazione in diocesi di laboratori permanenti illuminati dalla“Laudato si’”.
Nella diocesi di Salerno già operano numerose realtà impegnate nella realizzazione del bene comune. Una tra tutte è la Cooperativa Stalker di Eboli con oltre il 50% di soci svantaggiati. La cooperativa opera nel campo dell’agricoltura e ha creato una linea produttiva per la trasformazione della frutta in confetture extra e di ortaggi in conserve. È un esempio di buona pratica sia per l’inserimento nel mondo lavorativo e relazionale di malati psichici sia di partenariato con le istituzioni. Infatti, il progetto vede come partner il Piano di Zona S5, il Comune di Eboli, l’ASL SA2 – DSM.
Il tema delle alleanze è fondamentale per la salvezza del Pianeta Terra. Per vincere la sfida, secondo Papa Francesco, bisogna mettersi in cammino per le strade del mondo, soprattutto in quelle più inquinate, per denunciare ed assumere la responsabilità di creare vie di riscatto. Che cosa ‘ferma’ l’alleanza tra le parrocchie, le associazioni, la gente comune?
Il Card. Gualtiero Bassetti, Presidente CEI, nel suo intervento a Taranto ci ha ricordato che “L’interdipendenza è un valore aggiunto per la società contemporanea. E lo abbiamo visto durante questa pandemia. Perché se è vero che il virus si è diffuso velocemente è anche vero che, altrettanto velocemente, è stata costruita una difesa sociale e sanitaria.”
La pandemia ci ha insegnato che “nessuno si salva da solo” e l’augurio è che finita l’emergenza questo insegnamento rimanga vivo nelle nostre menti e nel nostro agire. “Stiamo vivendo un eccezionale cambiamento d’epoca che necessita di nuove categorie, nuove parole chiave e anche nuove personalità: un nuovo umanesimo fondato su Cristo” continua ancora in cardinal Bassetti.
Le alleanze sono possibili solo se c’è l’apertura del cuore per realizzarle. È fondamentale, pertanto, avviare percorsi di spiritualità che ci facciano maturare quel senso del ‘nuovo umanesimo fondato su Cristo’. Solo così potremo superare atteggiamenti egoistici, volti solo al perseguimento di obiettivi personali a favore di un agire orientato alla realizzazione non del benessere personale ma del benessere collettivo.
La Settimana Sociale ha confermato il protagonismo anche dei giovani nel mondo del lavoro e nella tutela dell’ambiente: essi chiedono di essere coinvolti già nel ‘presente’, e non solo in un’ottica di ‘futuro’. Inoltre, sia dagli interventi di Taranto che dai piani di risposta alla crisi pandemica, pare che la politica nostrana ed europea abbiano finalmente assimilato la necessità dell’approccio integrale alla questione ecologica; lo scetticismo invece è più volte emerso nei confronti della Conferenza Mondiale sul Clima COP26, in corso a Glasgow, riponendo poche aspettative in quella che è forse l’ultima possibilità per invertire il cambiamento climatico. Dai lavori dei delegati, cosa è emerso in tema di contrasto all’emigrazione giovanile e di approccio alla questione ecologica globale?
I giovani che hanno partecipato alla 49° Settimana Sociale di Taranto hanno presentato un documento che inizia con un incipit importante: “Siamo tutti parte di un’unica umanità, ci riscopriamo parte di un’alleanza oltre le barriere, che ci invita ad incontrarci in un “noi” più grande e più forte”.
Il “Manifesto dell’Alleanza” elaborato dai giovani si vuole porre come un esperimento politico-sociale basato sull’idea che l’Alleanza è il frutto concreto della conversione attuabile attraverso un modello di condivisione, di cooperazione e discernimento collettivo che permette insieme di rigenerare e condividere i rischi della transizione.
Le proposte per contrastare l’emigrazione giovanile sono venute già dai giovani nel loro Manifesto: creare comunità educanti capaci di attivare alleanze con il mondo della scuola e della società civile; favorire la proliferazione di iniziative imprenditoriali attraverso alleanze con imprenditori locali attraverso la condivisione di esperienze e di desideri; creare una forte sostenibilità economica sociale e ambientale con i lavoratori, il territorio e la pubblica amministrazione; incrementare la partecipazione ai processi di valorizzazione delle comunità locali per il bene comune.
Fondamentale è apparso a tutti i partecipanti di Taranto la necessità di rimettere il lavoro al centro dei processi formativi, per ridurre ulteriormente e in misura più consistente la disoccupazione giovanile e intervenire in modo strutturale rafforzando la filiera formativa professionalizzante nel sistema educativo italiano. Questa linea è stata già avviata dal 2017 in poi da diversi governi che si sono succeduti. La svolta potrà avvenire con il PNRR che prevede un consistente investimento sugli istituti tecnici per 1,6 mld di euro e sulla formazione abilitante.
In tema di ecologia globale le proposte di policy sono state formulate guardando anche alla possibilità di renderle politicamente realizzabili, conoscendo le nostre comunità e gli interessi in gioco tra le forze politiche. Anche a Taranto, come a Cagliari, sono state formulate proposte per il Parlamento e il Governo italiano e per il Parlamento europeo. Proposte concrete e fattibili nella direzione di uno sviluppo sostenibile che tenga conto del trilemma “lavoro-ambiente-salute”.
(Servizio a cura della Redazione CS e del MLAC diocesano)