Don Antonio Tarzia ed i 95 anni de ‘Il Giornalino’: “Il lettore protagonista di un mondo cucito su misura.”
di Stefano Pignataro
Il prossimo 1 ottobre sarà una data estremamente significativa per l’editoria italiana e non solo. Novantacinque anni or sono, ad Alba, il presbitero ed editore fossanese Giacomo Alberione fonda il primo giornale per ragazzi di ispirazione cattolica, destinato a formare, educare e divertire diverse generazioni di ragazzi: “il Giornalino”.
“Il Giornalino” non sarà l’unica creatura dell’editore illuminato Don Alberione; egli, fervente sostenitore e profondo studioso e conoscitore dei nuovi media di massa, sosteneva che solo una ricca innovazione della comunicazione avrebbe potuto consentire un allargamento degli orizzonti di diffusione del verbo divino e dell’arricchimento culturale. Nel 1931 ad andare in stampa sarà la fortunata “Famiglia Cristiana”, settimanale di approfondimento culturale la cui missione era, secondo le stesse parole di Don Giacomo Alberione, “parlare non solo di religione cristiana, ma di tutto cristianamente”.
In novantacinque anni, “il Giornalino”, edito dalla Società editrice San Paolo, ha visto crescere ed avuto tra i suoi lettori migliaia di giovani di ogni estrazione, cultura ed ispirazione. Rivista colta, eclettica, variegata, era ed è uno dei più felici connubi tra formazione ed intrattenimento. In quasi un secolo “Il Giornalino”è stato fucina e palestra dei più importanti ed affermati disegnatori italiani e stranieri. Ha lanciato e fatto vivere personaggi immaginari indimenticabili, protagonisti di avventure completamente diverse fra loro. Il lettore, a secondo del suo gusto o della sua sensibilità, poteva scegliere se seguire supereroi in mondi fantastici, squadre di poliziotti impegnati in inseguimenti, calciatori, animali parlanti, coppie di fratelli o bambini irrequieti e curiosi in un mondo di adulti troppo incomprensibile per loro o accompagnare la loro fantasia in viaggi nel tempo con storie ambientate in epoche storiche eterogenee.
Per molti anni, la direzione de “Il Giornalino” è stata affidata a Don Antonio Tarzia. Originario di Amaroni, classe 1940, fondatore ed attuale direttore della rivista “Jesus” e della stessa Casa editrice San Paolo, Don Tarzia ha diretto “Il Giornalino” in anni cruciali della trasformazione mondiale dei mass-media, vale a dire la prima piccola affermazione dei nuovi prototipi di social media che si avviavano a fare breccia nelle menti dei giovani lettori.
P. – Lei, Don Tarzia, che è stato alla Direzione de “Il Giornalino”per quasi vent’anni, che ha conosciuto don Giacomo Alberione, fondatore del giornale 95 anni fa, ci può spiegare il segreto di questa longevità editoriale? Come ci si rigenera di generazione in generazione restando sempre interessanti e graditi dai ragazzi? Ieri come oggi e oggi come ieri sempre attuali e di giornata?
T. – Verso la fine del 1924 nasce la rivista Il Giornalino, settimanale (di otto pagine, poi sedici qualche anno dopo) con copertina a colori vivaci, destinato ai piccoli. In una delle tante biografie di don Alberione (Ed. Shalom, 2011) troviamo questa memoria: “Una mattina, durante la meditazione, tenuta in cappella, don Alberione disse: «interpretate come volete, sogno o rivelazione, o come meglio vi pare: comunque questa notte ho visto lungamente un gran campo; messi biondeggianti, nessuno a lavorare. Quanto grano c’è da tagliare! Una luce e Uno che non riesco a identificare bene mi dice: «Perché esitate tanto? Su al lavoro!». Ebbene la decisione è presa: si faccia il Giornalino per ragazzi. In tempo di fondazione, la luce del carisma da tanta forza, saggezza e sicurezza nell’agire. Ci si sente come delegati». Da un’altra biografia del Beato (L. Rolfo, Don Alberione, Ed. Paoline, 1974) sappiamo che nel 1919 fu fondato il Bollettino Unione Cooperatori Buona Stampa (i cooperatori sono un ramo laico della famiglia di don Alberione). Questo periodico si aggiunge ai quasi cento Bollettini che dalla tipografia di Alba partono come sussidio pastorale in tante parrocchie d’Italia. Il Giornalino diventa così il completamento, il mass media di punta per le famiglie: attraverso i bambini si arriva agli adulti. Poi nel 1931 venne Famiglia Cristiana regina di editoria generalista, più impegnata, con tante più pagine e copie. Comunque negli anni ’30 il Giornalino raggiunge i 35.000 abbonati e lo scrive in copertina.
P. – “Il Giornalino”, in novant’anni dalla sua fondazione, è sempre stato un felice connubio tra arte e cultura, svago e fumetto. Molti sono stati i vignettisti che vi hanno lavorato e che vi lavorano tutt’ora, da Giovanni Boselli Sforza a Giuliano Giovetti, da Massimo Mattioli a Carlo Peroni detto Parogatt. C’è qualche vignettista o qualche personaggio a cui Lei si sente più legato professionalmente o affettuosamente? Se si, può spiegarne il motivo? In novant’anni dalla sua fondazione è sempre stato un felice connubio di scuola e svago, gioco e cultura, formazione e informazione. È questo dosaggio il segreto del successo?
T. – Strumento di apostolato della stampa macina notizie e cultura, storia, letteratura e scienza con vivacità, gioco e adattamento ai lettori che crescendo variano nel tempo cambiando gusti e necessità. Fin dalle origini ci sono servizi fotografici sugli avvenimenti della Chiesa, della Casa Reale e della politica italiana. Quando i nostri soldati partono per l’Africa, anche i personaggi del Giornalino vivono tra oasi e deserti e si scottano sotto un sole più cocente, in un mondo faunistico diverso con leoni e cammelli, scimmie e pappagalli. l primo vero personaggio del Giornalinoè Magrin della Padella, dinoccolato, mal vestito, che abita le periferie e le strade del mondo, “sempre in cerca di un mestiere per poter mangiare e bere”. Dopo mille storie avventurose, negli anni novanta prende corpo, si fa statuetta e diventa per gli autori e amici del Giornalino, una specie di “oscar”, premio ambito e ufficiale.
P. – Molti sono stati gli autori e i disegnatori di fumetti che lei ha conosciuto. Con quanti ha stabilito un rapporto di amicizia? Chi stimava di più?
T. – Tutti amici perché il Giornalino era diventata una scuola con tanti “maestri” riconosciuti anche all’estero. In vent’anni abbiamo vinto tutti i premi del fumetto da Yellow Kid di Lucca alle targhe di Roma, di Rapallo, di Angoulême, ecc. I disegnatori si sentivano in famiglia, ci si incontrava, si andava alle varie fiere, si diventava “parenti” spirituali a tanti ho battezzato e sposato i figli, celebrato e nozze d’argento e d’oro, fatto i funerali come Sergio Toppi, Gino Gavioli, Giovanni Boselli, Paolo Piffarerio e Benito Jacovitti.
P. – Voi, nell’arco di novant’anni, avete pubblicato varie biografie dei Santi a fumetti e personaggi storici memorabili, avete anche “tradotto” nel linguaggio dei fumetti opere classiche famose e la stessa Bibbia.
T. – La Bibbia e il Vangelo soprattutto, più volte e con diversi autori. Una Bibbia pubblicata poi con la commerciale SAIE in un cofanetto con otto volumi, era stata coeditata con l’editore francese Larusse. Le vite dei Santi cominciarono con il missionario “santo” Comboni, tra le due guerre e poi con il disegnatore Sergio Toppi in anni più recenti ritorna sul Giornalino.Toppi ha fatto anche Giovanni Paolo II, tradotto in più lingue e portato in mostra autonoma al Colosseo Quadrato di Roma, al Palazzetto dello Sport di Colonia, al Palazzo dei Capitani generali all’Avana, ecc. Gianni De Luca ha fatto San Paolo, Paolo Piffarerio San Benedetto, Carla Ruffinelli ha illustrato Santa Chiara, Stefano Voltolini San Padre Pio, MassimoFantuzzi Santa Teresa di Calcutta, Nicola Genzianella San Valentino, Rodolfo Torti Costantino e almeno altri venti santi e beati sono protagonisti nel “santoriale” del Giornalino. Marcello Toninelli in vent’anni con la sua striscia a fumetti ha frequentatorendendo godibile e sapida con la sua ironia allegra la Divina Commedia, la Gerusalemme liberata, l’Iliade, l’Odissea el’Eneide. “Tutto può essere illustrato con l’arte del fumetto” e il Giornalino questo dettolo teorizza e lo dimostra.
P. – Da lettore fedele del Giornalino per tutto il periodo scolare, con qualche escursione in età adulta, vorrei chiederLe: quale è la calamita che determina nei lettori l’ansia di attesa e la gioia di riceverlo ogni giovedì?
T. – Penso sia il tono del linguaggio sempre sereno, intrigante quanto basta, dotto quanto serve. Nel Giornalino anche le materie scolastiche più ostiche sono “giocate”. Il lettore è sempre al centro e si sente protagonista di un mondo cucito su misura e quasi personalizzato. Penso alle fortunate rubriche di Posta sia di zio Giocondo, del simpaticissimo Topo Gigio… oppure a quella “scrittori in erba” che diventa palestra giornalistica non competitiva ma promozionale. Un concorso negli anni ’70 sui giornalini di classe ci ha invaso la redazione con centinaia di esemplari unici ben pensati e ben redatti in squadra con gli insegnanti, ma con risultati eccellenti.
P. – Finito l’abbonamento settennale resta l’amicizia dei lettori con la redazione?
T. – L’amicizia forse no, ma la stima, il rispetto reciproco, il “grazie” per il percorso di crescita fatto insieme, le tante notizie, curiosità e risate. La nostalgia si scarica nel ricordo dei personaggi come Pallino, Pon Pon, Fratino, Pinky, Nicoletta o nei racconti degli eventi come “La festa dei nonni” a Gardaland, i cinquant’anni dei Puffi al Castello Sforzesco di Milano, il concorso per dare un’auto nuova a papà, l’Enciclopedia audiovisiva, la raccolta delle figurine Panini, il Diario spassoso e utile ogni giorno.
P. – I dieci maestri del fumetto alla “Scuola del Giornalino”. Si sente di citarli?
T. – No, io ne ho frequentato almeno 77 che è un numero biblico. Solo tra quelli che tornano nelle nostre preghiere perché ormai fanno i murales con gli angeli, tra le nuvole, possiamo citare Toppi, De Luca, Boselli, Gavioli, Piffarerio, Battaglia, Jacovitti. Questi sono i dispari dei 77 maestri, tutti carissimi e artisti veri di fama internazionale.