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Syria, Greece, Europe, Turkey, Refugee Children

…E troverete un bambino, coperto da un velo!

di Rosa De Blasio –

Sila, la neonata palestinese di tre settimane morta per ipotermia in un campo profughi allestito ad Al- Mawasi, nella striscia di Gaza, ha lasciato questo mondo distratto nel giorno in cui si celebrava il Natale di Gesù, anche lui venuto al mondo nella più desolante povertà, in un ricovero per animali privo di ogni conforto, adagiato in una mangiatoia, prima rudimentale mensa di offerta al mondo.
Come Sila, sono tanti, troppi, i bambini che vengono massacrati ogni giorno nei paesi interessati da conflitti bellici ma questo fiume die sangue innocente non riesce a scuotere le coscienze di chi decide delle sorti dei popoli. Il tavolo delle trattative di pace per i principali conflitti bellici è tristemente vuoto: troppi gli interessi economici e politici in gioco per poter pensare a soluzioni di non belligeranza che ristabiliscano un equilibrio e la ripresa di una vita normale. Sila si sarebbe potuta chiamare Nour e morire in un campo profughi della Siria o dello Yemen; oppure Iryna e restare uccisa nella martoriata Ucraina; tante piccole Sila si sono viste negare sogni e progetti in Mozambico, in Nigeria, ai confini tra India e Pakistan e in tutti paesi dove si combattono guerre.
Sono 468 milioni, secondo le stime di “Save the children”, i bambini che attualmente vivono nelle zone del pianeta interessate da conflitti e guerre: cifre spaventose che dovrebbero farci perdere il sonno! Fame, freddo, ferite spaventose che richiedono cure spesso non praticabili in ospedali privi di tutto, traumi psicologici, analfabetizzazione e violenze di ogni tipo: questi i doni che tutti questi bambini hanno trovato sotto l’albero di Natale! E noi?
Se è indubbio che ne siano principali responsabili i vertici del potere, coloro che producono e vendono armi, chi spara e chi risponde al fuoco, incuranti di quanti si trovino sulla traiettoria dei colpi, noi cittadini non lo siamo meno! Come la guerra è frutto del pensiero e dell’azione dell’uomo, anche la pace va pensata, voluta, realizzata e protetta: ognuno di noi è capace di pensieri e proposte di pace che, diffusi e condivisi, possono fare la differenza!
L’Azione Cattolica, nel suo piccolo, lo fa da sempre: la scelta di dedicare l’intero mese di gennaio al tema della pace è un modo per accendere i riflettori sulle possibilità che ci neghiamo quando prevalgono le ragioni della violenza e della guerra, riflettori accesi a gennaio ma che continuano a far luce per i restanti 11 mesi! Il Natale appena trascorso ci aiuti a riflettere e a compiere scelte coraggiose che ci portino a dissociarci dalle logiche assassine del potere e a premere sui nostri governanti perché ci si segga al più presto al tavolo della pace. L’atteggiamento che dobbiamo far nostro è quello della vigilanza continua: quella, in pratica, dei pastori testimoni di quella notte straordinaria di più di duemila anni fa. Se restiamo chiusi nelle case del nostro benessere tranquillo, del “cosa posso fare io?”, “del “non è nostra la responsabilità”, continueremo a chiudere la porta in faccia al povero che bussa, al profugo che scappa, alle vittime di violenza e soprusi di ogni tipo…alle piccole Sila dei paesi martoriati dalle guerre!
I pastori accorsero per vedere la vita e la speranza negli occhi di un bambino “avvolto in fasce”… non coperto da un velo!

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