“Fino alle tre del pomeriggio…”
BATTIPAGLIA – In una sera normale, come tante altre, ti arriva quella telefonata che nessuno si augura mai di ricevere:” Venga, suo figlio ha avuto un incidente”! E tu di corsa vai, sperando con tutte le tue forze che ci sia stato un errore, che no, non può essere vero, non può essere capitato a lui! Oppure ti ritrovi, in una corsia d’ospedale o nella penombra della sua camera, impotente ed attonito, teso a registrare gli ultimi battiti della vita che abbandona il corpo stanco di lottare di tuo figlio!
Non è facile la vita, lo sappiamo: ci mette continuamente difronte a sfide da raccogliere, a conflitti da superare, a problemi da risolvere. Ma la morte di un figlio resta e sarà sempre la sfida esistenziale più difficile e devastante, sia che l’evento morte rappresenti l’epilogo straziante di un percorso di malattia sia nel caso di morte improvvisa ed imprevista per un malore o un incidente. Chi può dirsi pronto e preparato ad una tragica perdita che ti scava ferite profonde nell’anima, ti fa sperimentare il senso di impotenza, lo sgomento, il vuoto? Lo strazio più grande è per le parole non dette, per i baci e le carezze rimandate, per quell’abbraccio dal quale ci si liberava troppo presto perché lui o lei si sentiva ormai grande!
Quando si diventa genitori si instaura con i propri figli un legame emozionale fortissimo ed unico, alimentato da sogni, speranze, aspettative; un legame a volte messo a dura prova da ansie, fatiche, delusioni ma nel quale tanto si investe in termini affettivi ed emozionali! Da genitori ci si augura e ci si aspetta di “premorire” ai figli, in una successione temporale naturale che, purtroppo, sappiamo bene tutti che non è tale. La morte di un figlio stacca il biglietto per un viaggio nell’elaborazione del dolore che sarà lungo, faticoso e sfiancante e dal quale la vita ne uscirà cambiata per sempre. Alcuni genitori ne parlano da subito, altri sono incapaci o poco disposti a comunicare, tutti soffrono moltissimo. Inutili, in queste situazioni, frasi fatte o clichés: ascolto e presenza discreta bastano.
La nostra città di Battipaglia ha dovuto fare i conti, da qualche mese a questa parte, con una dolorosa serie di eventi fatali che hanno visto coinvolti ragazzi e giovani, le cui vite sono state stroncate prematuramente a causa di malattie o di incidenti stradali. Queste morti hanno lasciato tutti, soprattutto i tanti giovani amici delle persone scomparse, sgomenti e senza parole: si fa fatica, e non è detto che ci si riesca, a trovarne di adatte e giuste per consolare i genitori ed i familiari disperati!
Un lutto è uno stato mentale e spirituale che va oltre il tempo e lo spazio, dal quale si ha difficoltà a ritornare, sicuramente non prima di averlo attraversato tutto, quell’oscuro tunnel del dolore; sicuramente non fino a che ci si sentirà schiacciati e bloccati dal più crudele dei mali, e cioè la disperata consapevolezza di essere sopravvissuto a chi rappresentava tutto il tuo mondo.
La fede, in questi momenti, aiuta ad affrontare la sofferenza, ad aprirsi al mistero della morte, ma difronte ad eventi così inaspettati anche chi ha una fede vissuta e testimoniata nel quotidiano prova un senso di smarrimento, pur sapendo che Cristo, dalla sua Croce di morte, ha dato al dolore più atroce un tempo: fino alle tre del pomeriggio…
Si può solo attendere che uno spiraglio di luce riesca a squarciare le tenebre per uscire dalla stanza del dolore: quel figlio adorato sarà per sempre il primo pensiero al mattino, l’ultimo prima di coricarsi, in un dialogo muto e continuo! (Rosa De Blasio)