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I cattolici, il Sud, la politica: una speranza per le persone e la comunità


Quando nel novembre del 1990 Giovanni Paolo II visitò la diocesi di Napoli, nell’incontrare le popolazioni all’ombra del Vesuvio, lanciò un messaggio importante che, a distanza di tempo, ha preservato la sua forza dirompente: “Organizzate la speranza”.
Si tratta di una consegna singolare, la cui verità, profetica e dissonante, ancora oggi mette a nudo povertà e disagi di una terra, quella campana, che fatica a sperare e, soprattutto, non riesce a finalizzare risorse e mezzi disponibili verso obiettivi di sviluppo sostenibile. Appare chiaro che se sprecare è malcostume diffuso, organizzarsi è virtù necessaria. Questa deduzione spiega perché negli anni quel monito abbia fatto da premessa a varie occasioni di partecipazione attiva per i cattolici che hanno voluto condividere, tra tradizione partitica e nuovo civismo, il destino delle città. Non sorprende che torni ora, in latenza, come fondamento della lista ‘Per – Persone e Comunità’, che si presenta alle Elezioni regionali della Campania nella coalizione per De Luca Presidente.
Ad animare il progetto politico ‘Per’ sono laici cattolici che hanno deciso di fare un passo in avanti, forti di un bagaglio valoriale che, anziché appesantire il viaggio, ne supporta la partenza e dischiude orizzonti di impegno sociale e politico, quale felice epilogo di una formazione maturata in intensi anni di militanza associativa – innanzitutto in Azione Cattolica – e di esperienza professionale, nonché di attivismo sociale.
Certo è che quello del 20-21 settembre 2020 s’annuncia un check-in elettorale denso di promesse e di sfide per la Campania, un po’ per l’aspettativa nutrita nei riguardi di un laicato cattolico che ha ripreso a scommettere sulla fecondità del Magistero sociale, un po’ per lo scenario problematico di una regione che – dai Flegrei al Cilento, dalla Costiera all’Appennino – esige una ‘governance’ che tenga insieme le parti, ricucendo gli strappi di una complessità a lungo banalizzata.
Ebbene, la nuova iniziativa dei cattolici campani desta interesse per il fatto che è, per l’appunto, un’iniziativa ‘dei’ cattolici ‘per’ la Campania. Non può essere sottaciuto – e capita paradossalmente che il silenzio investa proprio gli ambienti ecclesiali – il fatto che dei laici cattolici rivendichino la dignità e la libertà di partecipare attivamente al governo della ‘res publica’, chiedendo di farlo da cristiani e cittadini. È un fatto, insomma, che dovrebbe interpellare tra i cittadini coloro che, in particolare, si professano cristiani.
Tre sono gli assunti da cui muove la rinnovata azione politica: dare priorità alle persone; rilanciare la comunità come fonte della buona politica; promuovere scelte e prassi ispirate all’ecologia integrale.
La preposizione semplice ‘Per’ vorrebbe smontare i facili cliché del contraddittorio politico e rifondare la grammatica del confronto su una basilare apertura al dialogo e alla riconciliazione delle parti. E se le parti sono le istituzioni e la società civile, si comprende bene che la prima scommessa dei cattolici campani è da vincere sul crinale di una difficile sutura, al fianco di tanti giovani senza futuro occupazionale, per smentire lo stereotipo di una meridionalità incapace di gestire sé stessa e di progettare il cambiamento, laddove l’imperativo dello slancio utopico dovrà giocoforza fare i conti con il possibilismo delle mediazioni politiche, tanto più se a far da quinta sono i pulviscolari scenari locali in cui la speranza del lavoro è sovente inquinata da corruzione, individualismo e familismo.
Letta nella più ampia considerazione dei punti di forza e di debolezza del Mezzogiorno, la posizione dei nuovi cattolici scesi in campo
è dunque facile da comprendere. Il nascente movimento fa leva sul convincimento che il Sud sia una risorsa ‘per’ l’intero Paese e che la questione meridionale – ancora aperta – possa essere affrontata su piccola scala, valorizzando le microstorie, con una positività di idee e di approcci che inneschi processi di rinnovamento culturale e sociale, passando per le scuole e le parrocchie, attraversando i vicoli dei centri storici o bruciando l’asfalto degli stradoni di periferia. Il che comporta un’assunzione di responsabilità non trascurabile nel coordinamento di iniziative da declinare in una progettualità forte, di cui si vorrebbe tener innanzitutto salda l’intelaiatura etica.
Gente tra la gente in dialogo con le persone di buona volontà, per purificare il senso di appartenenza alla comunità: gli uomini e le donne di ‘Per’ vorrebbero misurarsi con gli interrogativi di tutti i giorni, nelle specificità territoriali delle province da raccordare in alleanze regionali per il bene comune.
Il duplice riferimento alle ‘persone’ e alla ‘comunità’ è oltretutto un dispositivo anti-populistico che mette in chiaro la posta in gioco e, perciò, riattiva energie morali spendibili su fronti diversi, senza incorrere nelle secche della facile demagogia.
Le tanto auspicate formule di mediazione laicale tra l’ecclesiale ed il civile sembrano pertanto oggi ritrovare in Campania una nuova espressione, indotta sì dalla circostanza elettorale, eppure coltivata in esperienze di vita e in percorsi formativi di lunga durata tra le fila dell’associazionismo cattolico. È un terreno fertile concimato con temi e motivi che ora affiorano con ritrovato slancio per smuovere le coscienze e mobilitare le competenze.
È chiaro che la sfida dell’impegno socio-politico, incoraggiata da antico fervore in Azione Cattolica, rilanciata ora in una dimensione regionale ambivalente, è presto attraversata da facili tensioni e caricata di difficili promesse, che esigono un dialogo costante con le forze impegnate nel Governo nazionale e rilevino il fabbisogno degli Enti locali. Se oltretutto la politica è apparsa finora un’opzione tanto velleitaria quanto negletta, proprio tale constatazione confermerebbe la necessità di essere maggiormente radicati nei contesti di vita con sguardo partecipe e braccia solerti. È un monito incoraggiante rivolto a tutto il laicato cattolico che può indurre peraltro il collaudo di formule inedite di sussidiarietà`orizzontale, nel solco di un cattolicesimo democratico sensibile alle istanze sociali del territorio, per modulare il pubblico ed il privato secondo il bisogno dei destinatari ‘locali’ e non in ossequio agli interessi dei mittenti ‘forestieri’.
Nella terra delle contraddizioni perenni, armonizzare nelle istituzioni le quote rappresentative dell’associazionismo, del volontariato e del terzo settore – è fiducia prima che preferenza – sarebbe un primo passo per iniziare a incrociare il destino delle persone con quello delle comunità. Perché le grandi opere si fanno con le buone azioni di tutti i giorni e soltanto in queste maturano i frutti della speranza. (Giuseppe Falanga)

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