Il patriarcato non esiste. Il maschilismo non esiste
di Luciana Di Mieri*
Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la un violenza sulle donne ed è stata istituita dall’Onu nel 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. E’ questa la ragione per cui in memoria di tutte le vittime di femminicidio vengono dipinte di rosso, in modo simbolico, le “panchine”.
I simboli hanno una valenza che va ben oltre il rappresentato, lo sappiamo benissimo: nella tradizione cristiana non occorre spiegare il significato della croce a nessun credente. La panchina rossa, le scarpe rosse, il segno rosso sul viso dei manifestanti e delle manifestanti del 25 novembre, rappresentano null’altro che il sangue delle vittime della violenza.
Non vorremmo ritrovarci ancora a spiegare il significato di parole e simboli a certa politica che se ne appropria e che ne stravolge il senso, nel vano tentativo di contenere la potenza del messaggio.
Abbiamo nei giorni scorsi sentito affermare che il Patriarcato non esiste più nel nostro paese. Ma è davvero così?
Nella sua accezione socio-culturale la parola “patriarcato” indica un sistema sociale dove il maschile è ancora posto in una posizione gerarchicamente superiore rispetto al femminile. Questo ha conseguenze negli ambiti più diversi, dal gender pay gap al fatto che in Italia attualmente le sindache sono solo il 15,3% e le imprese a conduzione femminile il 27,6%, dal numero di neomamme che lasciano il lavoro rispetto ai neopapà, al fatto che i farmaci vengono ancora testati prevalentemente sugli individui di sesso maschile, dalla tampon tax sui prodotti per l’igiene femminile fino ai commenti sessisti in diretta Tv.
A ciò si aggiunge tristemente il numero di femmicidi nel 2023, nel nostro paese, 120 donne hanno perso la vita perché uccise da un uomo violento mentre nel 2024, fino ad oggi, abbiamo già purtroppo registrato 96 vittime.
La strage delle donne continua e allora effettivamente possiamo dire: il Patriarcato non esiste. Il maschilismo non esiste?!
Oltre il 25 novembre ogni giorno si deve condannare la violenza maschile sulle donne, contrastarla e lottare fianco a fianco di chi subisce ogni forma di violenza di genere, perché ogni donna che subisce violenza sappia che non è sola e sappia che ci sono luoghi, i Centri Antiviolenza, dove potrà chiedere aiuto ed essere sostenuta nel suo percorso di rielaborazione e fuoriuscita.
Nel nostro Paese è attivo il 1522, numero di pubblica utilità antiviolenza e stalking promosso dalla presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le pari opportunità, ad oggi gestito dall’Associazione Differenza Donna, Associazione che nella provincia di Salerno gestisce il Centro Antiviolenza Aretusa (Atena Lucana), Leucosia (Salerno) e Anna Borsa (Pontecagnano).
I Centri Antiviolenza, luoghi strategici di emersione, tutela, sostegno, accoglienza e valutazione del rischio, hanno una reperibilità H24 e un’equipe di operatrici altamente specializzata pronta ad accogliere ogni vissuto ed ogni emergenza.
Il Centro Antiviolenza offre tutti i servizi gratuitamente e lavora nel pieno rispetto della privacy e dell’anonimato.
Dalla violenza si può uscire… Nessuna è lasciata sola!
*Operatrice Centro Antiviolenza “Aretusa” di Atena Lucana