La strage degli invisibili
di Rosa De Blasio
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo…”
Nel leggere la notizia terribile dell’ennesima morte per freddo di una persona senza fissa dimora, una signora ucraina di 52 anni, questa volta nella mia città, e avendolo fatto nel tranquillo tepore serale di casa, confortata dalla presenza degli affetti, mi sono venuti in mente i primi versi della famosa poesia di Primo Levi, ”Se questo è un uomo”. Abbiamo celebrato da pochi giorni la Giornata della memoria e sappiamo bene che le parole di Levi tratteggiano la condizione disumana dei prigionieri dei campi di concentramento allestiti della ferocia nazista. Ma se è diverso il riferimento storico, è identica l’indifferenza dei fortunati cittadini verso le vittime invisibili degli agglomerati urbani, esseri umani davanti ai quali passiamo ogni giorno ma che, troppo indaffarati o, che è peggio, poco interessati, ignoriamo, evitando di incrociarne anche solo lo sguardo. Il dramma che si è consumato ieri nella centrale piazza Amendola di Battipaglia si consuma tutti i giorni in tutte le città del mondo: gli invisibili, quelli che mai o raramente vengono raggiunti dalla rete, pubblica o privata, della solidarietà, conquistano un’improvvisa e tragica visibilità solo quando muoiono così, da soli, su un cartone sudicio o su una fredda panchina sferzata dal vento invernale. Solo allora ne conosciamo il nome, l’età e la storia. Eppure, in mancanza della volontà o delle risorse economiche per reperire alloggi per le rigide notti invernali e in attesa di dotarsene, basterebbe poco: una tenda militare da campo, attrezzata con brandine e coperte, allestita in un’area comunale e aperta a chi vive un disagio sociale che le istituzioni non riescono a risolvere. “Meditate che questo è stato”: consideriamo che nell’ultimo freddo giorno di gennaio, per l’ennesima volta, è morta una possibilità di bene!