Lanteri a Paestum: la pittura tra memoria visiva e gioco combinatorio
CAPACCIO PAESTUM – Chiuderà domenica 12 agosto la mostra di Alberto Remo Carlo Lanteri. Inaugurata lo scorso 30 luglio, l’esposizione dell’artista torinese s’è confermata anche quest’anno una felice iniziativa – si ricordi la precedente del 2013 – che ha attratto numerosi visitatori, cultori d’arte e non, al Palazzo De Maria nella Piazzetta paleocristiana, nell’ambito di Paestum Arte 2018. C’era da aspettarselo, data la singolarità dell’opera.
La pittura di Lanteri declina variazioni surreali di un iperrealismo che combina la levità della figuratività tradizionale, intrisa di simboli universali, con incursioni laconiche in un sicuro fare materico che, a tratti, diversifica la visione ed impone ottiche plurime. Le configurazioni approntate su tela – mistiche o oniriche che siano –
catturano lo sguardo e lo invitano a seguire le traiettorie immaginifiche
sollecitanti un gioco combinatorio di emblemi naturali e di artefatti culturali che intrigano la sensibilità dello spettatore. Una mostra, dunque, che allestisce una piccola ma suggestiva galleria iconografica che, nel mobilitare soluzioni pittoriche imprevedibili, scaglia lacerti visivi tra memorie rinascimentali – si ricordi che Lanteri è stato allievo di Annigoni e Donizetti – e contingenze post-moderne. I miti dello spettacolo, ad esempio, vedono svanire l’imponente aura in cui si consumava la solennità autoreferenziale della loro personalità e rivivono come citazioni volatili in un mix di icone e segni che sembrano esprimere la disperante nostalgia del perduto successo.
In quarant’anni di attività, Lanteri ha cercato di ispessire l’estremo margine di coniugazioni iconiche fino al limite del possibile, quasi a voler sfidare la realtà e la sua apparenza immediata. E ancora piace per quel che dipinge, attingendo di fatto al patrimonio misterico di figure polisemantiche; per quel che rivela, con arguzia metafisica, alla maniera divertita di De Chirico, nel parziale disvelamento di una verità che a fatica si fa racconto, miscelando piuttosto “in forma et imagine” l’incanto e la caducità di un’esistenza dilaniata da vettori di relatività sistemica, perciò esposta alla liquefazione dei valori, eppure drammaticamente votata – per repentino rivolgersi di memoria – alle sublimi vette dell’Assoluto.
Il tour del maestro riprenderà a breve per raggiungere Taranto e poi risalire a Firenze e a Torino.
Vale la pena approfittare di quest’ultimi tre giorni per visitare la tappa di Paestum. (g. f.)