Lo sviluppo della Rete: uso e disuso in un mondo che naviga
“E lasciate le reti, lo seguirono” (Mc 1, 16-20). È a partire da questa immagine biblica che è nato il desiderio di sviluppare alcune riflessioni sui social media; è un’immagine trovata proprio in rete, navigando su un social network. Ma cosa si intende per reti? Ed è proprio necessario “abbandonarle”?
Le “reti” rientrano in una delle tipologie dei mezzi di comunicazione di massa, i così detti ‘social media’.
Lo sviluppo di Internet però è abbastanza recente: risale agli anni Novanta e si è andato sviluppando sempre di più, apportando una vera e propria rivoluzione comunicativa grazie all’immediatezza della trasmissione dei messaggi, delle informazioni, dei servizi; collega in maniera globale ogni individuo, azzerando in maniera virtuale ogni tipo di distanza.
Nel World Wide Web (www), le risorse disponibili sono organizzate secondo un sistema di librerie virtuali, meglio conosciute come pagine web, a cui si accede grazie a programmi specifici chiamati web browser. Questo tipo di organizzazione crea fitte reti di informazioni, le quali sono disponibili agli utenti tramite ricerca fatta con keywords ovvero delle parole-chiave.
L’evoluzione della rete comprende anche lo sviluppo di servizi ben specifici sempre più utilizzati, soprattutto dalle nuove generazioni, in particolare dai così detti “nativi digitali”. Tra questi servizi, detti anche contenuti di rete, possiamo trovare: Google, YouTube, Facebook, Twitter, WhatsApp, Instagram…
Purtroppo lo sviluppo delle reti ha creato una dipendenza problematica, a volte morbosa, soprattutto nelle nuove generazioni non educate ad un uso limitato e costruttivo di questi mezzi. Questa dipendenza può arrivare a creare una sorta di isolamento dal mondo reale. Noto è il caso degli Hikikomori (letteralmente “stare in disparte, isolarsi”, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”), termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento.
Le reti non vengono più viste, dunque, come opportunità di connessione, ma come disconnessione dalla realtà e a volte anche come minaccia alla libertà stessa dell’individuo. Sempre più diffusi risultano anche i casi di cyberbullismo o ciberbullismo (ossia «bullismo online»): il termine indica un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante gli strumenti della rete. Questo tipo di violenza si sta diffondendo sempre di più a causa della velocità e a volte della segretezza con cui gli attacchi possono circolare in rete.
Molto diffuse sono anche le fake-news, articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione.
Di questa problematica se ne parla anche nel Direttorio sulle Comunicazioni Sociali della Chiesa Cattolica, il quale afferma che i media possono divenire strumento di discriminazione e mercificazione dell’uomo; al tempo stesso, il Direttorio afferma quanto siano fondamentali i nuovi mezzi di comunicazione e di come la stessa Chiesa non possa farne a meno per trasmettere il Vangelo.
Anche Papa Francesco, in occasione della 48a Giornata delle Comunicazioni Sociali, afferma che Internet può essere considerato un vero e proprio dono di Dio e le Chiese devono essere aperte nel mondo digitale.
“La rete ci aiuta a sentirci più vicini”. Occorre, però – afferma il Pontefice – recuperare la “lentezza” che Internet ha messo da parte, così che si possa tornare ad utilizzare con razionalità i mezzi stessi e scongiurare il rischio di ricevere passivamente le informazioni che la rete trasmette.
Internet, inoltre, fa sì che la Chiesa possa essere sempre più connessa con il mondo, più prossima materialmente ai bisogni e alle esigenze delle persone che ne fanno uso.
Noto è anche lo “spirito social” di Papa Francesco: durante il suo ministero molti sono i messaggi che il Pontefice lancia sui social, in particolare su Twitter, per poter arrivare soprattutto ai più giovani.
Dunque, come visto, le reti Internet hanno aspetti positivi e negativi al tempo stesso, ma non è necessario abbandonarle; ciò che occorre è un giusto equilibrio, un sano utilizzo.
I responsabili di queste nuove comunicazioni mediatiche potrebbero inserire delle regole di utilizzo del digitale; le famiglie dovrebbero vigilare di più sull’uso di Internet da parte dei figli; la scuola potrebbe informare maggiormente su rischi e pericoli. La Chiesa, da parte sua, può fungere da mediatrice e da esempio di un sano utilizzo dei mezzi mediatici, in particolare dei social media. (Cristina Pisacane)