Treofan, la crisi e lo stallo: il piano industriale della Jindal delude tutti
BATTIPAGLIA – “Rien fait!” direbbero i gilet gialli d’oltralpe. Un nulla di fatto, misto a rabbia e sconcerto, stretto tra le dita degli ‘estromessi’ d’Italia. È quanto resta al termine del quarto tavolo di crisi per la Treofan Italy, tenutosi ieri a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo economico. Il gruppo Jindal ha presentato il Piano industriale, invocato da mesi, ma non ha ancora chiarito quale sarà il futuro dello stabilimento di Battipaglia, la cui produzione è sospesa dallo scorso mese di dicembre. Brindisi e Terni: questi i poli a cui ieri il CEO Manfred Kaufmann – in videoconferenza – ha fatto cenno. I 78 ex dipendenti dell’impianto battipagliese restano, per ora, nel limbo di un ambiguo “congelamento”, in attesa che s’alzi la temperatura del proprio destino e sciolga le oscure riserve. E pensare che il tavolo di crisi era stato convocato per loro! Il Piano industriale della Jindal ha deluso tutti, tanto i sindacati quanto gli operai. Diremmo, dunque, che quel nulla di fatto è “une impasse”…
Intanto, scorrono via i 75 giorni stabiliti per legge entro il cui termine andrebbero riassorbiti i licenziamenti. Ed è trascorso un mese esatto dalla grande manifestazione di gennaio che vide, in un sabato di nuvole, slogan e speranze, tanti cittadini scendere in Piazza Amendola per esprimere solidarietà ai lavoratori della Treofan. Dopo qualche giorno, venerdì 25, sarebbero poi state recapitate le lettere di licenziamento. Ora, dunque, tutto è segnato?
Si confida nel riesame del caso campano, attraverso la nomina di un advisor che torni a valutare le condizioni tecniche di ‘ripartenza’ del sito battipagliese, senza escludere la reindustrializzazione, mentre – e ciò fa davvero riflettere – in Umbria, con sigle sindacali in fibrillazione, ci si mantiene in stato di allerta per snebbiare una strada che anche lì sembra farsi incerta.
Nei giorni scorsi, a fronte del tergiversare del gruppo Jindal, viste le repentine e ingiustificate trasferte delle funzioni produttive lontano dalla Campania – in Belgio come in Puglia – il sindacato unitario di categoria aveva chiesto alla proprietà di Treofan di tornare sui propri passi, predisponendo un piano industriale chiaro e coerente, in cui la continuità occupazionale fosse garantita negli stabilimenti di Battipaglia e Terni. Tutt’altro. Da qui la delusione di ieri. La proprietà indiana continua, a quanto pare, per la sua strada. Si medita di mettere in campo altri strumenti di contrasto, visto che di Cassa integrazione nessuno vuol per ora sentire parlare. È comprensibile. Che cosa farà il Mise? La mediazione romana, che finora è quantomeno servita a scandire la drammatica tempistica del declino, potrebbe indurre la ricerca di un nuovo acquirente dell’impianto battipagliese, per aprire un nuovo scenario che ristabilisca le garanzie occupazionali precedenti. Che poi nuove produzioni debbano essere impiantate, consolidate e sviluppate è, questa, una questione che potrebbe essere più serenamente affrontata, in un confronto utile che né il Ministero né la Regione Campania hanno mai negato. Il 9 aprile resta il giorno ultimo che si profila all’orizzonte: mancano circa 50 giorni. Ed è una data – per un capriccio della cronologia – densa di memoria e di evocazioni simboliche per la storia sociale e industriale battipagliese. (g. f.)