Una piazza per Mons. Farina: omaggio al vescovo che amò l’Azione Cattolica
BATTIPAGLIA – Sarà intitolato alla memoria di Mons. Fortunato Maria Farina il piazzale antistante alla Parrocchia “S. Giuseppe e Fortunato” in località Aversana. L’ha deciso la Giunta comunale con atto di delibera n. 175 del 20 settembre scorso. Un pronunciamento atteso da anni che, tuttavia, non può dirsi risolutivo: occorrerà ancora attendere il lasciapassare del Prefetto di Salerno. Una legge risalente al 1927 impone infatti agli enti comunali di chiedere l’autorizzazione prefettizia. È solo un rito. Toccherà poi all’Ufficio Tecnico metter mano ai successivi provvedimenti per disporre, in concreto, l’intitolazione in strada.
Sono stati, intanto, recepiti i pareri di regolarità istruttoria e tecnica, tutti favorevoli, ossia quelli dell’ufficiale di Anagrafe, del responsabile APO, dei dirigenti del Settore Tecnico e degli Affari generali, del Settore economico-finanziario. Il dipendente Salvatore Esposito è stato nominato responsabile del procedimento.
La decisione della Giunta battipagliese se, dunque, non pone fine alla procedura, la spinge quantomeno un po’ più in là, lungo una traiettoria amministrativa intrapresa nel 2015, come attestato dalla Nota n. 81655 del dicembre di quell’anno: facendosi interpreti della volontà popolare, Gaetano Locci e Francesco Marino inoltrarono istanza ufficiale all’Ente comunale. Soltanto il 15 marzo scorso la Commissione toponomastica comunale esprimeva parere favorevole. Sarà chiamato “Largo Mons. Fortunato Maria Farina”, prospiciente la rotatoria di raccordo tra la SP 417 e la SP 412. Si continua, per il momento, ad attendere.
Una prima domanda viene però spontanea: chi è Fortunato Maria Farina? Nato a Baronissi l’8 marzo 1881, già sacerdote dal 1904 e laureato in teologia, nel 1909 fondò a Salerno il primo Circolo cittadino della Gioventù Cattolica Italiana, presso cui si formarono i dirigenti del Partito popolare salernitano. Dopo dieci anni, nel 1919, fu nominato vescovo di Troia e Foggia: anche lì si distinse per il fervido attivismo in favore del clero enella promozione del laicato di Azione Cattolica, nonché per la solidarietà alla popolazione durante i bombardamenti del 1943. Il Farina morì in quella città pugliese il 20 febbraio 1954. La Chiesa cattolica ne ha riconosciute le virtù, sicché oggi è Servo di Dio.
Una seconda curiosità viene giù legittima: che cosa c’entra il Farina con l’Aversana? Presto detto. Il prelato apparteneva a una famiglia borghese proprietaria di numerose terre nella Piana di Eboli, perlopiù abbandonate all’allevamento brado. I Farina provvidero ad un’estesa opera di bonifica, sicché nei primi anni dell’800 quell’area fiorì per l’attività economica ed agricola. Più avanti, lungo l’asse provinciale 417 è di fatto presente ancora oggi la Masseria Farina, complesso edilizio di certo rimaneggiato, ancora impreziosito dall’originaria cappella padronale.
Si deve, dunque, ai Farina il primo moto di riscatto di un’area rurale invero ancora segnata da criticità infrastrutturali evidenti, distante quasi 8 chilometri dal centro urbano, presidiata tuttavia dalla parrocchia che, seppur a fatica, s’è affermata negli anni come unico vero polo di aggregazione, luogo di culto e di ritrovo solidale, per i non pochi residenti della zona. Un miracolo, forse, di quel Farina, nobile fervente in abito talare. (g. f.)